Analisi dieta di UNA famiglia di lupi

Cosa mangiano i lupi? A Poggi di Prata (Gr) soprattutto cinghiali

Le prede preferite sono cinghiali giovani o quelli cromaticamente anomali (Caws) incrociati con i maiali

[21 marzo 2017]

Daniele Battocchio (università di Sassari), Laura Iacolina, (università di Aalborg), Antonio Canu, (università di Firenze) ed  Emiliano Mori (università di Siena) hanno appena pubblicato una breve notaSupplementary material_Battocchio et al. 2017” che ha il merito di fare chiarezza su molta disinformazione sulla dieta dei lupi  nelle Colline Metallifere e in Maremma: come scrive Mori: «Vi sorprenderà sapere che i lupi, sui poggi di Prata (Gr) mangiano quasi solo cinghiale». Una notizia che – senza scomodare Cappuccetto Rosso – spiega molto sulla “antipatia” dei cacciatori per i lupi.

Il team di ricercatori italiani ha analizzato 117 escrementi di lupo raccolti tra novembre 2014 e febbraio 2017 nell’area di studio e, dopo averli lavati con acqua calda e setacciati, sono riusciti ad identificare le prede di questi carnivori dai resti non digeriti: peli, denti e zoccoli.

Ne è venuto fuori che il 44,44% delle prede sono cinghiali, il 21,37% caprioli, il 13,68% daini, il 10,26% lepri, il 5,98% istrici, il 3,42% tassi e che l’unico animale domestico di cui si è trovato traccia negli escrementi di lupi di Poggi di Prata è un asino (0,85%).

Quindi, almeno nell’area di studio di Poggi di Prata  – tra Montieri e Prata, una frazione del Comune di Massa Marittima –  sono i cinghiali a costituire la base della dieta del lupo e gli animali predati sono perlopiù individui giovani di un anno o  cromaticamente anomali (Chromatically anomalous wild boars – Caws), mentre i cinghiali adulti rappresentano il 41% delle predazioni di cinghiali e i cuccioli solo il 15%.

Lo stesso team di ricercatori ha appena pubblicato un altro studio “How much does it cost to look like a pig in a wild boar group?” su Behavioural Processes che si occupa della sempre più diffusa ibridazione tra le specie domestiche e selvatiche, considerata come una delle principali cause della perdita di  biodiversità. Nonostante questo, è stata data scarsa attenzione all’ecologia comportamentale degli ibridi, in particolare riguardo al loro  comportamento sociale. Battocchio, Iacolina, Canu e Mori hanno effettuato uno studio sulle immagini girate da vide-trappole per valutare se la colorazione fenotipicamente anomala  nei cinghiali, frutto di incrocio con i suini domestici, influenzi la struttura gerarchica dei branchi sociali di cinghiali.

Cinghiali cromaticamente anomali (Caws) sono stati rilevati in 32 video su 531 e i ricercatori sottolineano che «Nella maggior parte dei video (75%) CAWs erano gli ultimi del gruppo, indipendentemente dalla loro classe di età e dalla composizione del gruppo. Aggressioni da parte dei loro compagni di tipo selvatico sono stati registrati nel 31,25% dei video; al contrario, non è stata osservata nessuna aggressione tra gli individui di tipo selvatico».

La mancanza della tipica livrea mimetica dei cinghiali, può esporre i CAWs, e quindi lo stesso branco di cui fanno parte, ad un rischio più elevato di predazione, rispetto ai gruppi che pellicce di tipo selvatico. «Questa perdita individuale di adattamento locale può aumentare il rischio di predazione da parte del lupo – concludono i ricercatori – o il rilevamento da parte dei cacciatori, essendo disadattivi per tutto il gruppo sociale».

Quindi i lupi non mantengono solo più basso l’elevato numero dei cinghiali – spesso frutto di introduzioni, reintroduzioni e rilasci venatori sconsiderati –  che danneggiano l’agricoltura e hanno un forte impatto sulla biodiversità, ma eliminano anche molti ibridi cinghiale/maiale, ovviando agli incroci realizzati dall’uomo per renderli più prolifici.

Vedere un lupo

di Emanuele Biggi (Naturalista, fotografo e conduttore di “Geo e Geo”)

Ho avuto la fortuna di conoscere Paolo Rossi non troppo tempo fa, anzi, ci ho mangiato una pizza assieme ad amici e veri naturalisti Liguri e Piemontesi. Si è scherzato e si sono dette tantissime cazzate, come è giusto che sia davanti ad una pizza (dev’essere volato anche qualche educato rutto birra-generato…). Ma quell’occhio matto a Paolo l’ho notato subito. Inevitabile che se ne accorgessero anche alla BBC.
Viva il lupo, la sua immagine, il pensiero di vederlo (finalmente!!) tra gli alberi come un fantasma protettore dei boschi.
Io li ho visti i lupi, per la prima volta, in natura, solo poche settimane fa, e a distanza da quella pizza a Sturla, dopo anni che sognavo, ho capito di più quegli occhi pazzi per questo predatore.
Viva il lupo, perchè è l’essenza di andare per boschi e cercare la vita selvaggia, perchè è quel suono che senti lontano.
Li ho sentiti ululare, i miei primi lupi, perchè con me l’Abruzzo è stato generoso molto più dei miei boschi sugli Appennini. Ma forse sono io che non ho teso bene l’orecchio, che non mi sono appostato mai abbastanza, che ho procrastinato ancora l’incontro.
La perseveranza e la conoscenza portano il rispetto e l’amore per la natura ad un nuovo livello. E questo Paolo l’ha capito bene.
Li ho fotografati, i miei primi lupi, ma quello che condivido questa sera è il racconto di chi i lupi se li è sudati al gelo degli appostamenti nell’Appennino più bastardo e ripido che esista.
Abbiamo bisogno di lupi per sognare e di persone come Paolo per farcelo capire.

Workshop 2016 Autunno (ricordi)

Simone

https://www.youtube.com/watch?v=Zjm0WwO8G4Q&feature=share

Daniele

Alba nell’Antola

Avvolti in pesanti vestiti e nei nostri pensieri scivoliamo in assoluto silenzio dentro la notte con la mente e col cuore.
la pioggia che cade e non cade ci accompagna per un po lungo quel sentiero
si sente un cane abbaiare lontano cosa avrà sentito? una volpe, un tasso o il lupo chissà….
bramiti incessanti nel fitto del bosco sono tutti intorno a noi mi fanno pensare a battaglie di vita, rumori di rami che si spezzano, foglie ormai morte che avvolgono con un lieve fruscio i nostri scarponi l’autunno sta incombendo profondamente.
Il fitto bosco rende l’oscurità ancora più buia ogni tanto qualche apertura ci fa scorgere in lontananza il delinearsi delle prime luci dell’alba che, lentamente, sta cambiando le sagome e le ombre delle cose
pian piano tutto prende forma intorno a noi, intorno a me.
La bellezza irrompe violentemente con la sua prepotente avvenenza.
Ora tutto è più chiaro e ormai io so, noi sappiamo, perchè siamo qui.

daniele malvolti

Lupi fuggite !

“Fuori tira proprio una brutta aria. Ebbra di menzogne e pregiudizi.
Infonde paura, fa sorgere diffidenza e muri sempre più alti…
contro l’Altro, il diverso, il “non allineato”.

E voi Lupi, finché ne avete il tempo, fuggite. Fuggite!
E portate nel folto delle foreste il vostro mistero, la vostra libertà.
A chi vi dà la caccia, lasciate pure supremazia, identità e false certezze.
Un giorno non lontano, la Storia insegnerà che non vi meritavano”.

Bruno D’Amicis

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In merito agli eventuali abbattimenti di lupi

Dal giornale “L’inchiostro fresco”

di Luca Serlenga

Lo scorso martedì ventitrè gennaio la commissione stato regioni ha dato il primo via libera al nuovo piano di conservazione e gestione del lupo in Italia ed ormai siamo in attesa del voto politico previsto per il 2 di febbraio.

Il nuovo  piano prevede 22 punti d’azione, ovvero delle linee guida da seguire per gestire al meglio la presenza della specie sul territorio nazionale in modo tale da permettere la convivenza tra uomo e lupo cercando di evitare al massimo i conflitti tra allevatori e questi animali.

8023069e4c6bd7685d3d36f4dd1dcd80Questi punti prevedono per esempio l’utilizzo di recinzioni allo scopo di evitare le predazioni da lupo ai capi di bestiame, l’utilizzo di cani da guardianìa, come il pastore maremmano e azioni indirizzate a diminuire il fenomeno dell’ibridazione tra cani vaganti e lupi, fenomeno spesso sottovalutato dall’opinione pubblica ma di fondamentale importanza; infatti molti dei presunti attacchi di lupo su greggi o altri animali domestici sono spesso opera di ibridi e non di veri lupi o peggio ancora opera di branchi di cani vaganti. Un altro punto preso in considerazione dal nuovo piano di gestione è quello di cercare di contenere per l’appunto il randagismo. Ma tra tutte queste soluzioni, quella che ha fatto più notizia è l’ultima, la ventiduesima: in casi di problematiche particolari e situazioni di difficoltà derivanti dalla gestione di questo animale, se le precedenti soluzioni non avessero ottenuto sufficienti riscontri positivi, il ventiduesimo punto prevedrebbe il possibile prelievo in natura di esemplari per una percentuale massima del 5% calcolato sul numero di presenze nazionali. Questa eventuale soluzione sarebbe da utilizzarsi solo in casi di “estrema necessità” e solo dopo l’approvazione dell’Ispra (Istituto Superiore Per La Protezione e Ricerca Ambientale), come afferma il Professore Luigi Boitani, biologo italiano tra i massimi esperti di lupi a livello internazionale, che ha partecipato alla stesura del Piano di Conservazione in questi giorni.

Il lupo, da 46 anni, in Italia è una specie fortemente protetta e la nuova stesura del testo di conservazione non deve fare pensare che questo animale abbia perso alcuni dei diritti che aveva conquistato: “questo nuovo decreto deve essere inteso con la finalità di diminuire il bracconaggio e i fenomeni di giustizia privata nei confronti di questo animale”, afferma il professore.

Andrea Marsan, zoologo e professore presso l’Università degli studi di Genova sostiene: “Il nuovo piano di conservazione prevede, in condizioni del tutto particolari, l’abbattimento del lupo quando i sistemi di prevenzione e di indennizzo risultano inefficaci alla riduzione dei danni e dei conflitti. In molte regioni italiane gli allevatori stanno iniziando a convivere con il lupo aiutati da recinti elettrificati  e cani, il cui acquisto è, e deve essere, a carico della collettività.  L’eventuale abbattimento sarebbe previsto come estrema ratio nel caso falliscano tutte le precedenti soluzioni, in questo modo il sacrificio di pochi lupi toglierebbe qualsiasi giustificazione a coloro che, sentendosi abbandonati dalle istituzioni, uccidono inutilmente e illegalmente questi splendidi animali”.

Ovviamente la possibilità che si possa abbattere un certo numero di esemplari, anche se in maniera estremamente controllata, ha sollevato proteste e critiche da parte delle associazioni ambientaliste (in primis Lipu, Enpa, Lac e Lav) e le loro preoccupazioni non sono affatto da biasimare in quanto è comprensibile che ci sia una forte apprensione per il destino di questo magnifico animale, e i timori che questa decisione possa risultare sbagliata od anacronistica sono evidenti.

Il prossimo 1 febbraio in Piazza De Ferrari a Genova si terrà un sit-in di protesta come in molte piazze d’Italia, al quale parteciperà anche Angelo Spanò, esponente dei Verdi, per sensibilizzare i politici a rivalutare le scelte prese.