Piero, il pastore che lotta coi lupi
11 dicembre 2017 – Appennino abruzzese (Sirente Velino)
Piero, il pastore che lotta coi lupi
Di Paolo Rossi
Piero Tomei negli pascoli alti – Foto di Francesco Lorusso
In un pomeriggio dello scorso mese di agosto mentre il giovane pastore Piero Tomei pascolava 50 delle sue pecore in un ambiente selvaggio dell’Appennino abruzzese è stato testimone di un attacco di lupi al suo gregge: 12 lupi contro 8 cani ! “Nel parapiglia Leone, il più valoroso dei miei cani è stato aggredito da tre lupi ed è stato probabilmente salvato dal vreccale” (tipico collare “antilupo” a protezione della giugulare). A parte l’ansia e la perdita di un giovane montone “i cani hanno lavorato benissimo” -scrive Piero su facebook (dove appare anche la foto di un suo cane malconcio a fine battaglia)- attimi concitati e trambusto generale durante una delle battaglie più antiche e affascinanti del mondo rurale abruzzese. Nel centro Italia infatti lupi e cani da difesa combattono e al contempo convivono da sempre. “Un macello, quando i lupi attaccano non sai come tenere raggruppato il gregge, perché i cani sono impegnati nello scontro e le pecore sono terrorizzate e tendono a sparpagliarsi. Per di più i lupi hanno strategicamente attaccato proprio in una zona scomoda piena di gole, buchi e fosse”.
Paolo Rossi: Il pastore è un mestiere che hai ereditato dai tuoi?
Piero Tomei: No, fare il pastore è una passione innata. Già a 3 anni appena potevo scappavo da casa per stare nel gregge di pecore di un signore del mio paese. E a 8 anni lavoravo già come servo pastore a 40 km di casa!
PR: Oggi, in che territori ti sposti e lavori con le tue pecore durante l’anno?
PT: Nei luoghi più selvaggi delle catene montuose del Sirente Velino, faccio parecchi chilometri con il mio gregge e i miei cani alla ricerca dei pascoli più verdi. Vario da territori situati a 900 m s.l.m (inverno – inizio primavera) sino a montagne di 1800 m s.l.m. (a fine estate – inizio autunno).
PR: che puoi dirmi di altro su quel giorno di Agosto?
PT: Che i cani impegnati nella battaglia erano 6 da guardiania (Cani Abruzzesi da pecora) più due “da conduzione”. Quindi una proporzione di 12 contro 6. I lupi avevano il vento a favore e quindi sentivano la puzza dei cani, la puzza delle pecore e la mia puzza perché anche io stavo scendendo in mezzo al gregge. Hanno attaccato in una zona “sporca” e ripida circondando il gregge da tre fronti: si son divisi in tre gruppetti da 4. Subito hanno attaccato i cani per ammazzarli, sembravano più interessati ai cani che alle pecore. Si sono concentrati su Leone, come se avessero dei conti in sospeso con il più forte “dei miei”.
PR: E i tuoi cani li han respinti con successo?
PT: Si ne sono usciti un po malconci ma li hanno respinti! Leone ancora oggi fatica a camminare a causa dei danni alle zampe posteriori. Forse dei bracconieri hanno ammazzato i lupi dominanti di quel branco, così gli altri lupi, disorganizzati, hanno attaccato disperatamente le mie pecore invece che le loro prede abituali come caprioli,cervi e cinghiali. Infatti poi la stessa famiglia di lupi ha riattaccato il mio gregge in settembre durante il brutto tempo prolungato. Secondo la mia esperienza quando i bracconieri locali lasciano in pace i lupi anche il mio gregge riceve meno attacchi.
Uno dei cani di Piero Tomei porta i segni della lotta con il lupo – foto scattata da Tomei
PR: puoi dare qualche regole per diventare un pastore “estremo”? Capace quindi di fare questo lavoro in zone dove ci sono grandi predatori come lupi e orsi.
PT: intanto bisogna sempre vigilare sui propri animali, non si può fare il pastore come secondo o terzo lavoro. Occorre dedicarci tempo. Chi lascia i propri animali incustoditi durante il giorno dove ci sono lupi rischia di perderli, può perderli anche tutti in poco tempo. Quel giorni di agosto nonostante i miei ottimi cani, se non ci fossi stato io presente avrei perso molte pecore, perché il gregge si sarebbe disperso.
PR: E durante la notte?
PT: Il gregge può esser lasciato solo ma in compagnia dei cani, io ho cani sia all’esterno dei recinti che all’interno. Coi cani che vigilano posso pure permettermi di avere recinti non troppo alti: intorno al metro.
PR: Altri consigli sui cani?
PT: i cani vanno seguiti, rispettati e gestiti a DOC. Bisogna dar loro da mangiare: se il cane non è in forma non può affrontare ne fisicamente ne moralmente un lupo. Una delle mie femmine di recente (abile lottatrice) è fuggita davanti ai lupi perché era un po’ magra a causa del recente parto. Avere e seguire i cani non è solo un impegno ma anche un grande motivo di orgoglio: vederli lavorare bene spesso dà più soddisfazione che fare un buon formaggio, visti anche questi tempi, dove il nostro formaggio non è valorizzato e “pagato” come dovrebbe.
I territori dove lavora Piero Tomei – foto scattata da lui
PR: I tuoi cani socialmente sono in qualche modo simili a una famiglia di lupi, ognuno col proprio ruolo, carattere e qualità?
PT: In qualche modo si, ogni cane ha il suo ruolo e il suo carattere. Ad esempio due dei miei cani controllano le pecore da posizioni elevate, sono i “guardiani”. Poi ci sono i “svegliarini” che sono agili e fanno da sentinelle. E ancora ci sono quelli più “pesanti” molto abili nello scontro corpo a corpo con i lupi e possono arrivare anche a pesare 65 kg. Un lupo pesa in medi fra i 30 – 35 kg.
PR: Se dalle mie parti qualche pastore o “neo-pastore” vuole dei cani abruzzesi da pecora, posso dare a loro il tuo contatto?
PT: Certamente, anche se i miei cani bisogna meritarseli. Cerco di non darli a pastori improvvisati, che non seguono le proprie capre o pecore. Preferisco darli a persone che come me hanno il mestiere nel sangue. Perché fare il pastore deve essere prima uno stile di vita e poi un mestiere.
Piero Tomei e il suo gregge – foto di Francesco Lorusso