La verità stessa vaga per le montagne

Di Davide Torri – 25/02/2018

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Articolo originale  https://www.altitudini.it/la-verita-stessa-vaga-le-montagne/

Sedici anni fa, quando ancora avevo fede (un poco ne ho ancora), organizzammo un incontro a più voci dedicato al “ritorno del lupo” sulle Alpi. Non due, tre anni fa. Sedici. Era arrivato in Alta Valtellina un lupo. Sconfinò, lui senza saperlo che mica sa dei confini un lupo, in Valle Seriana. Furono un paio di foto sfocate e unte a dare l’allarme e così si cominciò a delirare. Ma non voglio dire di quell’appuntamento che vide confrontarsi, in modo inutilmente duro, alcuni degli attuali protagonisti della politica ecologica (si fa per dire politica, si fa per dire ecologica) che da allora si è avvinghiata attorno alle fugaci ombre del carnivoro. Voglio dire di come quelle foto furono importanti per dare il via al teatrino pro-anti lupo in quelle valli e poi nelle altre.

Ecco, le foto sono spesso capaci di dire più di un testo, sanno muovere emozioni, immediatamente e lungamente. E le foto di INCIVILI[1] , del barbuto e un poco pelato Paolo Rossi, lo fanno più di altre. Foto di lupi, lupi incivili nel senso di “fuori dalla civiltà” perchè la prima cosa che ti colpisce è che quei lupi, magri, solitari, a coppie nemmeno troppo vicine, con occhi cuciti come l’altra madre di Coraline, sono fuori dal nostro mondo, fuori dalla nostra quotidianità. Lupi che corrono sulla neve sporca delle montagne povere della povera Italia come se nulla più di civile esistesse. No circonvallazioni, no Casa Pound, no compro oro. Solo lupi scheletrici, radioattivi, liberi.

[1] INCIVILI, P. Rossi, Genova, 2018. Edizione numerata s.i.p.

Paolo è un fotografo rubato all’agricoltura ma quest’ultima, credo, non ne risentirà. Ha già raccontato in modo intelligente l’incredibile storia delle Vacche Ribelli e della loro resistenza agli umani portata avanti a pochi chilometri da Genova. Ha partecipato, qualche mese fa, al Blogger Contest portando un pezzo di sè.
Noi siamo contenti che abbia deciso di girare per le Valli meno mainstream, già segnate dall’abbandono, e cercare per noi. Come lui stesso dice “cercare per ore, a volte per giorni” per regalarci ritratti immediati quanto veri dell’animale che più di ogni altro sta al centro di polemiche, notizie e (forse) interessi che nulla han fatto se non rendere tutto più incomprensibile e parziale. E così ecco che con INCIVILI siamo lì, un po’ discosti, molto imbarazzati, ad incrociare gli sguardi, i giochi, le lunghe corse di quei lupi che, senza pudore, vivono tra quelle montagne che non riconoscono più l’uomo come sovrano. L’Appennino Ligure, le Valli Cuneesi, l’Appennino Abruzzese ci appaiono splendidi e tristi come non mai e le orecchie ritte del cucciolo sorpreso nel suo gioco ci arrivano da un tempo che non è più il nostro.
Chissà se, aprendo INCIVILI con la frase di Herzog, Paolo avrà voluto, forse inconsciamente, portarci là con le sue foto, nelle fantastiche nature ostili a (quasi) tutti gli uomini che il crucco visionario ci ha fatto intravedere con Il Diamante Bianco e, di più, con Grizzly Man.

Paolo Rossi non usa capanni, non ci svela nulla dei lupi che fotografa, dove questi hanno la tana, dove si incontrano, nelle foto difficile persino scorgere i segnavia sbiaditi di sentieri una volta camminati. C’è una parete di cristallo tra noi e i lupi e Paolo, unico battitore libero, se ne sta con gli animali dall’altra parte. Con loro. Perché se li insegui per anni, se ne cogli le azioni più intime, quei lupi non possono essere un tuo nemico. E sfogliando INCIVILI è difficile credere alle dichiarazioni apocalittiche di molti. Non perchè non abbiano ragione. Perchè in quei paesaggi con animali l’apocalisse è già passata.

INCIVILI, il libro: http://www.paorossi.it/libro/

Quelle vacche selvagge che guardano il mare

Intervista ad Armando, un amante della natura che da trent’anni visita e osserva una piccola mandria di vacche rinselvatichite in una sperduta spiaggia della Corsica*

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Di Paolo Rossi – prossifoto@gmail.com

*il luogo preciso resterà anonimo e nessuna foto verrà mostrata, per difendere l’intimità e l’incolumità delle mucche in questione

Paolo Rossi: Ciao Armando mi parli un po’ della zona in cui vivono queste mucche rinselvatichite?

Armando: il litorale è lungo circa 35 km, totalmente privo di insediamenti umani stabili oggi come ieri. L’estensione della zona è di circa, mi pare, 45.000 ettari.

Un tempo gli insediamenti umani di questa zona erano stagionali (epoca di raccolto) e per lo più ridotti a singole dimore. In tutto l’areale si contano 4 piccoli raggruppamenti di “pagliai” (cosi vengono chiamate ancora oggi queste costruzioni in pietra a secco con tetti tondeggianti ricoperti di terra). Inutile dire che la maggior parte dei pagliai oggi sono cumuli di pietre. Ne sono stati censiti nell’area oltre 700.

Queste tenaci vacche vivono in una delle regioni meno piovose di tutta Europa. Personalmente nell’arco di 30 anni ho trascorso in questa zona, in tutti i periodi dell’anno, ben più di 1 anno. Non ho mai visto piovere oltre 12 h consecutive.

La zona è totalmente priva di acqua potabile. Che io sappia vi è un’unica fonte, ma generalmente in estate è secca. Ci sono invece alcuni stagni. Tutti vicino al mare alimentati, penso, da fonti sotterranee oltre che dalle piogge invernali, abbondanti nell’entroterra, portate al mare da torrenti che possono diventare anche assai impetuosi. 

Il clima è pertanto secco, caldo in estate, freddo nei mesi invernali specie quando arrivano venti dai quadranti settentrionali (maestrale e tramontana). Più volte al mattino trovo le pozze, in inverno naturalmente, totalmente congelate. Non ho però mai visto perdurare il ghiaccio al sorgere del sole.

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La vegetazione indispensabile a queste mucche per sopravvivere è la classica macchia mediterranea. Bassa generalmente. Difficile trovare alberi superiori ai 2mt e 1/2. Purtroppo in alcuni punti negli anni 50/60 sono stati impiantati eucalipti e pini marittimi. I primi, avendo bisogno di molta acqua sotterranea, non si allargano. Stesso non si può dire dei pini che in questi ultimi 10 anni si stanno diffondendo in maniera preoccupante. In alcune zone sono ancora presenti ulivi in buon numero, retaggio dell’epoca genovese.

PR: parlami delle vacche che vivono li

A: sono più di 30 anni che frequento, per periodi anche molto lunghi quella zona. Le vacche le ho sempre viste. Libere, senza proprietari. Nascono, vivono, muoiono secondo il ciclo naturale. Si cibano di quel poco che passa il convento. Ed è proprio poco. Le ho viste più volte cibarsi delle fronde degli ulivi. Mangiano anche i capolini della Ferula communis (la cui tossicità, anche letale, per il bestiame è nota da tempi immemorabili). Eppure la mangiano, nei mesi primaverili, con grande piacere. In momenti eccezionali alcuni umani della zona portano del fieno a dei cavalli semibradi della zona ma le mucche lo rifiutano categoricamente, indomite, continuano a cibarsi solo della vegetazione della macchia mediterranea. 

Vivono la loro vita senza integrarsi con l’uomo, i rari contatti con i rari turisti di passaggio non le preoccupano particolarmente. Ci vuole un minimo di attenzione quando hanno i cuccioli e comunque personalmente giro con i miei due cani liberi senza avere mai avuto nessun problema. 

PR: come hanno superato la siccità della scorsa estate (2017) ?

A: direi in modo brillante e senza evidenti perdite. Ho persino notato che vi erano nuovi nati e uno di questi aveva un pelame insolito per la madria: bianco predominante con macchie sparse tendenti al rosso-marrone.

PR: noti rilevanti differenze nella loro massa corporea da una stagione all’altra?

A: certamente, in estate e a in autunno dimagriscono in modo molto evidente

PR: il colore dei loro manti? E il rapporto maschi/femmine?

A: Da alcuni anni vedo aumentare in maniera esponenziale il numero dei maschi. Potrebbe trattarsi di un sistema di limitazione delle nascite, oltre ad una buona selezione di razza: ogni femmina può scegliersi il maschio migliore. Per quello che riguarda i colori, direi che gran parte di loro sono nere o molto scure.

PR: hai avuto notizie sulle origine di queste vacche? Chi le ha portate lì e quando?

A: purtroppo no

PR: che tu sappia vengono prelevate o uccise a scopo alimentare da umani  del luogo?

A: Nessun esemplare viene catturato in quanto, mi dicono gli amici del posto, la carne è immangiabile. Posso garantirti che in tanti anni non ho assistito ad alcuna cattura. In quella zona praticamente il turismo non esiste. Sono ben inserito nel tessuto di quei pochi corsi che frequentano la zona, pertanto “a buon intenditore, poche parole”. I locali preferiscono cibarsi di mucche semibrade allevate in pascoli più verdi situati qualche chilometro nell’entroterra.

PR: ti sembrano ben integrate nell’ambiente? 

A: Direi assolutamente di si, talmente ben integrate che un turista potrebbe passare in quella zona svariate volte senza notarle neppure. Ma se è un turista attento potrebbe notare le impronte dei loro unghioni impresse sulla fine sabbia di mare. Orme di mucche libere che guardano il mare.

 

Il lupo è utile? Brugnato (SP) 2018

“Paolo Rossi Sabato 24 sarà a Brugnato , io ci sarò e spero ci siano anche amministratori , allevatori e associazioni di categoria perchè oltre che un momento di conoscenza può essere un momento di confronto per superare le divisioni e intraprendere finalmente l’unica strada percorribile che è quella della convivenza con il lupo” Paolo Canepa Lipu sezione di La Spezia

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Quella mucca ribelle accettata dai grandi bisonti europei

Articolo originale: https://www.tvn24.pl/pomorze,42/krowa-na-gigancie-zamieszkala-ze-stadem-zubrow,793312.html

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(Traduzione a cura di Agnieszka Zareba)

(…) Nel novembre 2017, una mucca è stata notata vicino alla foresta primitiva di Białowieża. L’ha vista Adam Zbyryt , un ornitologo che attraversa spesso quella zona. – L’incontro di un branco di bisonti nelle vicinanze della foresta di Białowieża non è sorprendente – ammise poi Zbyryt. Tuttavia, la mandria era eccezionale. – Sono stati contati circa 50 individui. Uno attirò la mia attenzione. Era di una tonalità completamente diversa rispetto al resto della mandria: la sua pelliccia era troppo chiara mentre il pelo del bisonte è castano o marrone – disse (…)

(…) Quella creatura dal pelo chiaro era in realtà una mucca di razza limousine, che in autunno fuggì dal suo proprietario per darsi alla libertà, unendosi alla mandria di bisonti. Oggi, dopo alcuni mesi, la mucca ribelle è ancora in mezzo a loro (…)

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(uno scatto che ritrae la primitiva foresta di Bialowieza”

(…) “Da quello che sappiamo, questa mucca è fuggita dal proprietario a cavallo tra ottobre e novembre. L’ho notata di nuovo qualche giorno fa, lei era ancora con il branco di bisonti” – dice Rafał Kowalczyk in un’intervista al nostro portale. “Si tratta di una mucca giovane, non troppo coordinata con il gruppo. Sono ormai tre mesi che vive nel gruppo di bisonti. Così facendo ha certamente un’ottima protezione contro i lupi che vivono alla periferia della foresta di Bialowieza” – spiega (…)

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(Foto di Rafal Kowalczyk)

(…) Secondo Kowalczyk, il fatto che mucche e bisonti abbiano rapporti non dovrebbe essere una sorpresa. La mucca è un animale da pascolo, un brucatore proprio come un bisonte e ci sono molte somiglianze tra di loro. Ma queste somiglianze potrebbero comportare dei rischi. Infatti se la mucca si accoppia con un bisonte può creare uno o più ibridi oppure la mucca potrebbe morire durante il parto perché i vitelli dei bisonti sono di solito più grandi dei vitelli di “limousine” – spiega Kowalczyk. Lo scienziato però sostiene che la mucca è ancora troppo giovane per riprodursi. Tuttavia, si riserva il diritto di pensare a cosa fare per impedire l’ibridazione di una specie preziosa. (…)

(…) Kowalczyk sottolinea che la giovenca si sente a proprio agio tra i bisonti europei, e loro hanno accettato la sua presenza. È sopravvissuta al freddo, ha evitato l’attacco dei lupi e il ruolo di “animale un po emarginato dal gruppo” a quanto pare, non la infastidisce. Si distingue dal bisonte per il fatto che non è disturbata dalla vicinanza delle persone. Il bisonte selvatico europeo invece ha una reazione difensiva quando vede un uomo (…)

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