Archivio per anno: 2018
Attenti al lupo
Venerdì 9 marzo si è svolta nella biblioteca pubblica di Novi Ligure, sede del centro comunale di cultura G. Capurro, la conferenza dal titolo Attenti al Lupo, a cura di G.E.A. Animal’s Land Onlus, associazione che si occupa della protezione degli animali, rappresentata dalla sig.ra Fiammetta Bollero, con Paolo Rossi, fotografo di fauna selvatica e naturalista che da anni svolge attività di monitoraggio e salvaguardia del lupo vivendo a stretto contatto con il territorio, e M.Grazia Gavazza rappresentante della sezione C.A.I. di Novi Ligure.
Durante l’incontro si è parlato del ritorno naturale del lupo appenninico (Canis lupus italicus) nei nostri luoghi, o meglio, nei suoi luoghi, ossia in quell’ecosistema che corrisponde ai boschi ed alle praterie della catena appenninica ed alpina da dove era scomparso in passato a causa della persecuzione dell’uomo perpetuata nei secoli nei confronti di questo predatore per via delle leggende e delle credenze popolari che lo hanno ingiustamente dipinto nell’immaginario collettivo come un animale pericoloso e da estirpare in quanto emblema di aggressività e di tutto ciò che è selvaggio ed elude dal controllo dell’essere umano sulla natura.
Il giovane fotografo e documentarista Paolo ha illustrato le sue fotografie e filmati raccolti durante gli anni di appostamenti nell’entroterra ligure e non solo, ed ha spiegato al pubblico le modalità del suo lavoro di fotografo naturalista, attività che lui stesso paragona a quella degli antichi lupari di un tempo, ma con la differenza che al posto del fucile egli utilizza una macchina fotografica reflex per immortalare questi splendidi animali nei suoi meravigliosi scatti.
La conferenza è proseguita con gli intereventi dei vari relatori che hanno ribadito che nonostante tutto permane ancora da parte di alcuni un sentimento di avversione nei confronti del lupo dovuto soprattutto ad una scarsa o poco approfondita conoscenza in materia.
Ma oggi come un tempo il motivo concreto di attrito nella convivenza tra uomo e lupo va ricondotto al mondo dell’allevamento e della pastorizia con la differenza che rispetto al passato ora abbiamo a disposizione ulteriori sistemi di prevenzione dagli attacchi di lupo, come le recinzioni elettrificate, da affiancare al sempre efficiente ed intramontabile cane da guardianìa.
“Il lupo non deve essere visto come un problema ma al contrario come una risorsa a livello naturale e turistico” ha affermato M. Grazia Gavazza “Molte associazioni come il C.A.I. e gli enti parco promuovono ormai da anni un turismo responsabile legato all’educazione ambientale ed alla conoscenza, per esempio con la realizzazione di escursioni tematiche ed attività outdoor con guide specializzate, in modo da offrire un’occasione per unire un momento di piacevole relax ad una esperienza didattica e scientifica.”
Luca Serlenga
Chiusura mostra “Lupi di Liguria” al MuSel
La mostra “Lupi di Liguria” si è conclusa. Ringrazio Il MuSel di Sestri Levante, il comune di Sestri Levante. Tutte le persone gentili, curiose e disponibili che lavorano/collaborano nel e con il MuSel. Grazie al giovane “Luparo” Simone Giosso che ha impreziosito la mostra con un suo poetico scatto di “una coppia di lupi liberi”. Ringrazio tutte le persone che hanno visitato la mostra e partecipato a una o più conferenze. Grazie a chi mi ha sostenuto accaparrandosi una delle 500 copie di “Incivili”, sarà mia premura (come sempre) investire le mie energie nel “cercare i lupi” – “combattere il bracconaggio” – e “divulgare” nelle zone dove il ruolo del lupo nel nostro ambiente, non è stato ancora compreso a pieno.
La terra in 24 ore! (Nat Geo)
L’Uomo? Meno di un pidocchio! Se paragonato all’intera storia del Pianeta Terra
(“Cronistoria della Terra, in 24 ore” dal National Geographic Italia – Marzo 2018)
Facciamo un piccolo esperimento. Per quanto ne sappiamo, la Terra è nata circa 4,5 miliardi di anni fa. Allora fissiamo l’ora zero nel momento della formazione del pianeta e immaginiamo di raccontare il film della vita sulla Terra come se questi 4,5 miliardi di anni durassero appena 24 ore. La vita sulla terra ha origine, minuto più minuto meno, alle 3.44, ma i primi organismi pluricellulari si sviluppano solo dopo mezzogiorno, verso le 12.50. Per veder evolvere la riproduzione sessuata dobbiamo aspettare fino alle 18, o poco più. Il nostro film comincia a diventare un pò meno monotono tra le 20.58 e le 21.15, quando in rapida successione fanno irruzione sulla scena artropodi e pesci. Alle 21.30, sorpresa: solo ora vediamo apparire le prime piante terrestri. Un’altra mezzora e si presentano gli anfibi, i primi animali capaci di vivere almeno in parte sulla terraferma, seguiti dai rettili, verso le 22.17. Alle 22.48 è l’ora dei dinosauri, che dominano il pianeta. La pacchia dura quasi un’ora, fino alle 23.40. Nel frattempo si sono affacciati i mammiferi (22.56) e gli uccelli (23.12). Negli ultimi minuti il film accelera a una velocità ubriacante. Alle 23.55 e 30 secondi è il momento delle prime grandi scimmie, dalle quali i nostri antenati si separano intorno alle 23.57 e 45 secondi. Il genere Homo nasce alle 23.59 e 12 secondi. In un sospiro di sollievo, Homo sapiens spunta a 4 secondi dalla fine e lascia l’Africa quando mancano 1,3 secondi. Solo a 23 centesimi di secondo dall’epilogo questa specie ingegnosa inventa l’agricoltura. E a meno di 4 millesimi di secondo dalla mezzanotte esplode la rivoluzione industriale. Dovrebbe essere abbastanza da capire che la Terra non appartiene esclusivamente a noi. Marco Cattaneo, Direttore Nat Geo Italia
Marzo/Aprile Mostra sul Lupo a Scarperia-Megello (Toscana)
Mostra fotografica itinerante “INCIVLI”
Dal 15 Marzo al 6 Aprile Scarperia (FI) Nuovo Cinema Garibaldi
E dal 6Aprile al 30 Aprile Sesto Fiorentino (FI)
Paolo Rossi e Associazione Arzach (http://www.arzach.it/)
15 Marzo Inaugurazione della mostra e conferenza
dalle 20.00 in poi al “Cinema Teatro Garibaldi”
16 Marzo (mattino) Le scuole incontrano l’autore
I nostri lupi alla conquista della Spagna!
Articolo completo su: http://www.lavanguardia.com/natural/20180226/441100470325/el-lobo-tambien-reconquista-aragon-y-llega-hasta-los-monegros.html
I lupi selvaggi italiani (Canis lupus italicus) continuano l’eccezionale ri-colonizzazione NATURALE del “sud/centro europa”: ecco un recentissimo articolo che documenta come alcuni dei nostri lupi vivano ANCHE in due regioni della Spagna. Immagino che la mia regione (la Liguria e il suo Appennino) sia stata e forse è, un corridoio naturale di cruciale importanza nelle “dispersioni” e nell’espansione dei giovani lupi sulle Alpi, in Francia, Spagna e nel resto d’europa ! ! ! Paolo R
Quelle vacche selvagge che guardano il mare
Intervista ad Armando, un amante della natura che da trent’anni visita e osserva una piccola mandria di vacche rinselvatichite in una sperduta spiaggia della Corsica*
Di Paolo Rossi – prossifoto@gmail.com
*il luogo preciso resterà anonimo e nessuna foto verrà mostrata, per difendere l’intimità e l’incolumità delle mucche in questione
Paolo Rossi: Ciao Armando mi parli un po’ della zona in cui vivono queste mucche rinselvatichite?
Armando: il litorale è lungo circa 35 km, totalmente privo di insediamenti umani stabili oggi come ieri. L’estensione della zona è di circa, mi pare, 45.000 ettari.
Un tempo gli insediamenti umani di questa zona erano stagionali (epoca di raccolto) e per lo più ridotti a singole dimore. In tutto l’areale si contano 4 piccoli raggruppamenti di “pagliai” (cosi vengono chiamate ancora oggi queste costruzioni in pietra a secco con tetti tondeggianti ricoperti di terra). Inutile dire che la maggior parte dei pagliai oggi sono cumuli di pietre. Ne sono stati censiti nell’area oltre 700.
Queste tenaci vacche vivono in una delle regioni meno piovose di tutta Europa. Personalmente nell’arco di 30 anni ho trascorso in questa zona, in tutti i periodi dell’anno, ben più di 1 anno. Non ho mai visto piovere oltre 12 h consecutive.
La zona è totalmente priva di acqua potabile. Che io sappia vi è un’unica fonte, ma generalmente in estate è secca. Ci sono invece alcuni stagni. Tutti vicino al mare alimentati, penso, da fonti sotterranee oltre che dalle piogge invernali, abbondanti nell’entroterra, portate al mare da torrenti che possono diventare anche assai impetuosi.
Il clima è pertanto secco, caldo in estate, freddo nei mesi invernali specie quando arrivano venti dai quadranti settentrionali (maestrale e tramontana). Più volte al mattino trovo le pozze, in inverno naturalmente, totalmente congelate. Non ho però mai visto perdurare il ghiaccio al sorgere del sole.
La vegetazione indispensabile a queste mucche per sopravvivere è la classica macchia mediterranea. Bassa generalmente. Difficile trovare alberi superiori ai 2mt e 1/2. Purtroppo in alcuni punti negli anni 50/60 sono stati impiantati eucalipti e pini marittimi. I primi, avendo bisogno di molta acqua sotterranea, non si allargano. Stesso non si può dire dei pini che in questi ultimi 10 anni si stanno diffondendo in maniera preoccupante. In alcune zone sono ancora presenti ulivi in buon numero, retaggio dell’epoca genovese.
PR: parlami delle vacche che vivono li
A: sono più di 30 anni che frequento, per periodi anche molto lunghi quella zona. Le vacche le ho sempre viste. Libere, senza proprietari. Nascono, vivono, muoiono secondo il ciclo naturale. Si cibano di quel poco che passa il convento. Ed è proprio poco. Le ho viste più volte cibarsi delle fronde degli ulivi. Mangiano anche i capolini della Ferula communis (la cui tossicità, anche letale, per il bestiame è nota da tempi immemorabili). Eppure la mangiano, nei mesi primaverili, con grande piacere. In momenti eccezionali alcuni umani della zona portano del fieno a dei cavalli semibradi della zona ma le mucche lo rifiutano categoricamente, indomite, continuano a cibarsi solo della vegetazione della macchia mediterranea.
Vivono la loro vita senza integrarsi con l’uomo, i rari contatti con i rari turisti di passaggio non le preoccupano particolarmente. Ci vuole un minimo di attenzione quando hanno i cuccioli e comunque personalmente giro con i miei due cani liberi senza avere mai avuto nessun problema.
PR: come hanno superato la siccità della scorsa estate (2017) ?
A: direi in modo brillante e senza evidenti perdite. Ho persino notato che vi erano nuovi nati e uno di questi aveva un pelame insolito per la madria: bianco predominante con macchie sparse tendenti al rosso-marrone.
PR: noti rilevanti differenze nella loro massa corporea da una stagione all’altra?
A: certamente, in estate e a in autunno dimagriscono in modo molto evidente
PR: il colore dei loro manti? E il rapporto maschi/femmine?
A: Da alcuni anni vedo aumentare in maniera esponenziale il numero dei maschi. Potrebbe trattarsi di un sistema di limitazione delle nascite, oltre ad una buona selezione di razza: ogni femmina può scegliersi il maschio migliore. Per quello che riguarda i colori, direi che gran parte di loro sono nere o molto scure.
PR: hai avuto notizie sulle origine di queste vacche? Chi le ha portate lì e quando?
A: purtroppo no
PR: che tu sappia vengono prelevate o uccise a scopo alimentare da umani del luogo?
A: Nessun esemplare viene catturato in quanto, mi dicono gli amici del posto, la carne è immangiabile. Posso garantirti che in tanti anni non ho assistito ad alcuna cattura. In quella zona praticamente il turismo non esiste. Sono ben inserito nel tessuto di quei pochi corsi che frequentano la zona, pertanto “a buon intenditore, poche parole”. I locali preferiscono cibarsi di mucche semibrade allevate in pascoli più verdi situati qualche chilometro nell’entroterra.
PR: ti sembrano ben integrate nell’ambiente?
A: Direi assolutamente di si, talmente ben integrate che un turista potrebbe passare in quella zona svariate volte senza notarle neppure. Ma se è un turista attento potrebbe notare le impronte dei loro unghioni impresse sulla fine sabbia di mare. Orme di mucche libere che guardano il mare.