Archivio per anno: 2018
“Vasche trappola” per animali selvatici in tutta Italia
In queste ore si alzano potenti le voci di denuncia contro le quella vasca/cisterna di cemento che ha ucciso dei rari e protetti orsi marsicani in Abruzzo (https://www.repubblica.it/ambiente/2018/11/15/news/mamma_orsa_e_i_suoi_due_cuccioli_annegati_in_una_vasca_d_acqua_privata-211753815/?rss). Nelle ore seguenti all’uscita di questa terribile notizia mi è subito tornato alla mente il terribile episodio del 2011 quanto sopra il paese di Torriglia un lupo nero (Canis lupus italicus) morì annegato in una cisterna a cielo aperto di un ex discarica di rifiuti. Nell’articolo originale (riportato sotto in corsivo) non si menziona l’annegamento nella cisterna, probabilmente per richiesta di un ente pubblico locale (paura di brutte figure pubbliche!). Tra il 2009 e il 2012 frequentai spesso quella zona e documentai fotograficamente la presenze di una splendida famiglia di lupi, non fotografai mai il lupo nero ma pochi mesi prima della sua fine, lo vidi riposare nella neve insieme al resto del suo nucleo famigliare. Alcune persone residenti nei paesi nella zona, ancor prima della notizia del lupo annegato nella cisterna, mi riferirono che più volte degli animali selvatici erano finiti in quel maledetto buco pieno d’acqua putrida con le pareti lisce e quindi senza appigli per risalire. Ma ci volle la morte di una specie importante come un lupo per convincere i responsabili della zona a chiudere una volta per tutte quella trappola a cielo aperto. Allego una foto della zona: il quadrato rosso è la zona della cisterna-trappola, che per fortuna oggi risulta chiusa e interrata.
Giallo a Torriglia, morto l’unico lupo nero dell’Appennino
di Matteo Sacco – 10 luglio 2011
Genova – E’ morto per cause naturali? O è stato avvelenato? È giallo sulla morte di un lupo ritrovato a Torriglia, località alle spalle di Genova, all’interno del parco dell’Antola. L’animale trovato già in avanzato stato di decomposizione, appartiene a una specie molto rara: il lupo nero.
Eraldo Minetti, commissario della Polizia provinciale, afferma: «Si trattava dell’unico esemplare nei boschi genovesi e, con molte probabilità, il solo lupo nero della Liguria». La caratteristica che rende questa variante così particolare nella specie, è la sua formazione. Secondo alcuni ricercatori specializzati è presente, nel corredo del Dna dell’animale, un “inquinamento genetico”, dovuto all’accoppiamento del lupo con i cani selvatici. La teoria più accreditata, invece, spiega la particolarità individuando varianti melaniche dei geni. «È lo stesso caso della pantera nera – precisa Minetti – si tratta di un giaguaro afflitto da melanismo, cioè colpito da una mutazione di un gene dominante che “colora” di nero il mantello dell’animale. Allo stesso modo avviene per il lupo».
Non è stato possibile completare l’autopsia. La carcassa dell’animale, già parzialmente decomposto, ha consentito agli operatori del parco naturale dell’Antola, di prelevare soltanto un campione e spedirlo all’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale di Bologna, per farlo analizzare.
«Aspettiamo i risultati per tracciare un’identità genetica. Era da più di due anni – spiega Marco Carraro, dirigente del parco dell’Antola – che le foto-trappola (macchine fotografiche nascoste tra la vegetazione che scattano al passaggio degli animali ndr), ritraevano questo esemplare aggirarsi nei boschi, con il gruppo famigliare del parco».
Questo è solo l’ultimo caso in cui l’uomo si accanisce contro il lupo. Molto spesso le guardie della Forestale e gli agenti della polizia provinciale recuperano esemplari avvelenati o molto spesso “impallinati” da fucili da caccia. Nonostante il lupo sia un animale protetto da una legge che risale al 1971, «con ormai troppa frequenza è vittima di caccia e di bracconaggio», spiega Minetti. Probabilmente chi potrebbe aver ucciso l’esemplare ignorava la particolarità di questa variante genetica. «Sta di fatto che anche il Parco dell’ Antola aveva il suo lupo nero – si rattrista Minetti – adesso non più».
Il lupo – biologia e gestione sulle Alpi e in Europa
di Francesca MARUCCO
Biologia e gestione nelle Alpi ed in Europa
Il libro fa parte della collana intitolata “Monografie”, i cui volumi affrontano ciascuno un singolo argomento -di natura faunistica, ambientale, naturalistica in genere od altro- in maniera approfondita ed esauriente, su basi rigorosamente scientifiche, ma agile e di facile lettura essendo rivolti ad ampie categorie di lettori. Anche in questa collana i testi sono arricchiti ed impreziositi da immagini fotografiche, talune di eccezionale rarità, di elevatissima qualità anche tipografica.
I lupi stanno naturalmente recuperando i loro areali originari in Italia, sulle Alpi e non solo. Questo nuovo millennio è infatti un momento positivo per le popolazioni di lupo in Europa, che sono per la maggior parte in crescita sotto il profilo sia demografico sia geografico. La grande sfida per la conservazione del lupo nel prossimo futuro è riuscire a sviluppare un regime di convivenza tra questo grande carnivoro e le attività antropiche, sulla base della conoscenza della specie e di dati oggettivi della sua presenza, e questo libro rappresenta un importante contributo in questa direzione. Questo libro descrive con un linguaggio non tecnico l’ecologia del lupo, con i suoi forti legami di branco, con un territorio che si estende per centinaia di chilometri quadrati: un animale che, quando in dispersione, è alla ricerca di un compagno/a anche attraverso i confini a lui invisibili. Ed infine diventa un utile manuale per l’osservatore ed il ricercatore alle prime armi. Il tutto sulla base di esperienze dirette e dati raccolti dall’autore, nota esperta della specie. Un’occasione per vivere con più consapevolezza il ritorno del lupo sulle Alpi, per riconoscere i segni lasciati da un predatore elusivo, e per strutturare una maggiore cultura del selvatico, ancora poco sviluppata in Italia, che è un approccio fondamentale per la conservazione del mondo naturale che da sempre il lupo simboleggia.
L’AUTORE
Francesca Marucco, classe 1974, zoologa, ha una lunga esperienza con i lupi: li studia da vent’anni, fra il Piemonte e il Montana (USA); è stata coordinatrice tecnico- scientifica del progetto di ricerca e gestione del lupo per la Regione Piemonte, il famoso Progetto Lupo Piemonte. Dopo la laurea a Torino, ha conseguito un master e un dottorato (PhD) negli Stati Uniti presso l’Università del Montana dedicati all’ecologia della specie. È oggi professore a contratto presso l’Università di Torino, membro affiliato con l’Università del Montana e coordinatore scientifico del Progetto LIFE WOLFALPS presso il Centro Gestione e Conservazione Grandi Carnivori, che prevede il monitoraggio della popolazione di lupo sulle Alpi e la ricerca di buone strategie gestionali per la convivenza tra lupo e uomo. Ha pubblicato numerosi articoli scientifici a livello internazionale, contribuisce come editore e reviewer per giornali scientifici ed è referente sull’argomento per il Ministero dell’Ambiente. Collabora in diversi progetti di ricerca sui grandi Carnivori a livello europeo e mondiale, con università statunitensi e canadesi; è coinvolta in gruppi di monitoraggio e gestione del lupo sia alpini che europei, in particolare è membro dal 2001 del Wolf Alpine Group (WAG) e dal 2012 del Large Carnivore Initiative for Europe (LCIE), un Gruppo Specializzato dell’IUCN.
Formato: 17 x 24
Immagini: circa 120 colore
Data pubblicazione: giugno 2014
Pagine: 175
Poca etica nel più importante concorso fotografico del mondo
Ed eccolo qua! Un bellissimo scatto vero?! Ma per stessa ammissione degli autori, questo scatto è frutto di un appostamento vicino ad un “carnaio” per orsi. Uno dei concorsi fotografici più prestigiosi del mondo (wildlife photographer of the year) che accetta foto realizzate grazie a “esche,carnai,attrattivi”????
Mi spiace notare che molti GRANDI fotografi di natura (in Italia e nel mondo) non prendono posizione contro questa “penosa pratica”. Temo che non prendono posizione per semplice “paraculismo”: molti di questi “ricchi viziati uomini bianchi che vogliono una foto ad ogni costo” SONO anche LORO CLIENTI ! Lo scatto in questione con il commento degli autori è visibile su: http://www.nhm.ac.uk/visit/wpy/gallery/2017/images/1114-years-old/5156/wolf-watch.html Un fatto molto grave secondo il mio parere, visto che questo concorso è organizzato da un ente importante come il museo di Storia Naturale di Londra. Dare cibo agli animali selvatici è molto grave: si abitua l’animale a non cercare cibo da solo in natura e si abitua l’animale ad associare l’uomo al cibo, mettendo a rischio l’incolumità dell’uno e dell’altro.
Andrea “etico cercatore di lupi”
Appennino Piemontese – 17 Maggio 2018
Sono felice di fare una piccola intervista ad Andrea Nagliero, che nel suo tempo libero con rispetto e buon senso cattura immagini di lupo in libertà (Canis lupus italicus).
Paolo Rossi: Andrea quando hai iniziato ad appassionarti nell’osservazione di animali selvatici?
Andrea Nagliero: È una passione che ho da sempre ma solo da due anni a questa parte ho avuto buoni risultati nella ricerca.
PR: risultati ottenuti soprattutto attraverso l’utilizzo di una foto-trappola giusto?
AN: Si uso da qualche anno una foto-trappola, è un mondo nuovo per me perché in passato non mi interessava più d tanto e mi limitavo a fare delle belle camminate e a cercare le tracce dei selvatici.
PR: non utilizzi esche o simili per attirare selvatici davanti alla tua foto-trap vero?!
AN: Vero, dare cibo ai selvatici è sbagliato: lupi e volpi oggi potrebbero mangiare una polpetta davanti alla mia video-trappola e domani potrebbero mangiarne una piena di veleno piazzata in giro da qualche bracconiere. Meglio dunque non abituare i carnivori a mangiare cose che non hanno ucciso loro, dopo tutto creature come i lupi sono affascinanti proprio perché sanno cavarsela da sole in condizioni climatiche difficili, come si vede nella mia immagine di lupi nella neve.
Preferisco “guadagnarmi” i video e le foto senza scorciatoie ma attraverso lo studio e l’osservazione del bosco: studiando i sentieri e le zone dove i lupi hanno passaggi obbligati o cercando posti dove c’è stata una predazione o luoghi dove dormono gli animali o magari piazzando la foto-trap nei pressi una pozza d’acqua che invita naturalmente molti selvatici a servirsene per dissetarsi.
PR: ti chiedo ancora notizie in merito al bellissimo video di lupi nella neve che hai girato con la video-trap, come mai si fermano e annusano in terra? visto che non usi esche alimentari?!
AN: un segreto c’è, a volte piazzo davanti alla video-trappola un escremento dei lupi di zona, in questo modo a volte i lupi stessi si fermano ad annusare quel tanto che basta per azionare il sensore della video-trap. Non utilizzo escrementi di lupi di altre zone/territori perché non vorrei mai creare tensione fra nuclei famigliari differenti. Le feci di lupo veicolano importanti messaggi territoriali, quindi non bisogna essere invasivi.
PR: Cosa si prova quando si scopre di aver catturato belle immagini?
AN: Emozioni enormi, anche se i primi video ritraevano solo lupi che passavano di sfuggita, come spettri selvaggi. La cattura più emozionante è certamente quella dei lupi nel bosco ammantato di neve: fieri, attenti, coesi e con una splendida pelliccia invernale. Davvero una bella emozione vederli crescere mese dopo mese attraverso l’occhio un po’ indiscreto della foto-trap e notare i cambiamenti fisici. Diventare adulti non è per niente scontato per lupo: obbligato ad affrontare agguerrite prede come il cinghiale, a evitare i bracconieri, le strade e le ferrovie. E sempre attento a non scontrarsi con i lupi rivali.
PR: Altri episodi e curiosità riguardo alla tua passione di “fototrappolatore”?
AN: Mi piace molto osservare le interazioni dei selvatici quando si imbattono in un escremento di lupo, per esempio ho notato che alcuni giovani di daino scappano, qualche cinghiale invece si ferma e si guarda attorno attentamente. Mentre tasso e volpe spesso ci marcano sopra (con escrementi, urina e raschiamenti).
PR: Quanta pazienza ci vuole prima di avere buoni risultati con questa tecnica?
AN: Molta pazienza mentre la passione sostiene nei momenti di sconforto. La cosa più importante è essere costanti e non scoraggiarsi mai, visto che la maggior parte delle volte la video-trap riprende svariati animali selvatici e rarissimamente i lupi. Spesso mi ritrovo in posti molto selvaggi e isolati dove mi concentro per cercare sentieri battuti da animali, a volte cammino per ore smaniando di trovare qualche traccia: una cacca, un impronta, una pista impressa nel fogliame del sottobosco.
PR: Credi che la tua passione possa essere utile alla “comunità”?
AN: Forse si, visto che le voci di paese dicono che i lupi “sono troppi”, lo dicono senza avere prove scientifiche a riguardo e infatti la video-trappola dimostra che i lupi non sono troppi, sono pochi se paragonati alla quantità di potenziali prede. Pochi e con territori molto grandi! Fototrappolare può essere anche un deterrente al bracconaggio.
Mostra sul Lupo a Finale 2018
Il comunicato stampa in PDF: comunicato stampa mostra lupo 2018
Eventi :
Sabato 23 giugno – Museo Archeologico del Finale, ore 17.30
“In bocca al lupo! Un antico predatore tra archeologia, storia e leggende”, inaugurazione dell’esposizione di fotografie di Nicola Rebora e Paolo Rossi, di reperti archeologici, proiezioni e supporti didattici dedicati all’antico rapporto del lupo con l’uomo, a storie, tradizioni, fiabe e leggende su questo animale e alla sua presenza in Liguria. A cura di: Museo Archeologico del Finale e Istituto Internazionale di Studi Liguri sezione Finalese. Ingresso libero.
Giovedì 12 luglio – Museo Archeologico del Finale, ore 21.00-23.00 apertura straordinaria
Ore 21.00, “Sulle tracce del lupo” – Visita guidata alla mostra “In bocca al lupo! Un antico predatore tra archeologia, storia e leggende” e incontro con esperti di fotografia, biologia e archeologia per scoprire storie e curiosità su questo animale. Costo 5 € a persona.
Sabato 18 agosto – Museo Archeologico del Finale, ore 21.00-23.00 apertura straordinaria
Ore 21.00, “Sulle tracce del lupo” – Visita guidata alla mostra “In bocca al lupo! Un antico predatore tra archeologia, storia e leggende” e incontro con esperti di fotografia, biologia e archeologia per scoprire storie e curiosità su questo animale. Costo 5 € a persona.
Pastori di Capre amanti dei Lupi (Val Bormida SV)
Il pastore di capre amante dei lupi
29 Aprile 2018 – Cairo Montenotte
Passando nella piazza del paese di Cairo M. scorgo numerosi stand con prodotti locali, mi avvicino al primo “formaggiaio” che mi ispira fiducia: in primo piano dei bellissimi formaggi stagionati e sullo sfondo degli striscioni con delle foto di splendide capre camosciate, le sue, anzi, le loro! Insieme a Mario infatti c’è la figlia Francesca. “Azienda Agricola La Cavagnola – Dego SV”. La sera prima, due cari amici fotografi (Roberto e Andrea) mi hanno mostrato la foto di una carcassa che hanno trovato di recente in una radura proprio nella zona del Dego: un capriolo predato (forse dai lupi).
PaoloRossi: Mario abiti in un “posto da lupi” e allevi capre quindi ti chiedo subito se hai mai subito predazioni?
Mario: No, nessuna perché ho cani e recinti elettrici, eppure i lupi ci sono.
PR: Recinti a 4fili e cani da pecora abruzzesi?
Mario: Si recinti a 4fili ma senza “cani abruzzesi”, per ora ho solo i miei cani di famiglia “meticci” che stanno in compagnia delle mie 70 capre, 40 delle quali pascolano sempre fuori, all’aperto.
PR: Da quanto tempo fate questo mestiere e da quanto tempo ti sembra che i lupi siano presenti in Val Bormida in modo più costante?
Mario: Facciamo questo mestiere dal 2007 e sono almeno 4 anni che i lupi si avvistano spesso sul territorio o meglio, si avvistano spesso le loro tracce e alcune carcasse di caprioli. In realtà i veri problemi riguardano i cani vaganti/rinselvatichiti che sono presenti sul territorio, attaccano gli animali domestici e a differenza dei lupi, hanno poca paura dell’uomo.
(PR: Non è la prima volta che mi vengono segnalati vari problemi con cani vaganti nel savonese, dalle mie parti – genovese – invece il problema sembra molto più limitato)
PR: Mario come hai iniziato a fare prevenzione per evitare attacchi dei lupi?
Mario: Mi sono documentato da solo, per conto mio e ho provveduto ad attrezzarmi con il recinto a 4fili, senza aspettare che mi venisse consegnato da enti, autorità o simili. Per imparare ad utilizzarlo correttamente mi sono rivolto ad allevatori che lo usavano già da tempo (in Piemonte). Ho imparato direttamente sul campo quindi.
PR: Di recente il sindaco di Masone ha dichiarato “da quando il lupo è tornato non viviamo più tranquilli”, cosa ne pensate?
Mario: Direi che queste paure non riguardano me e Francesca, vedere un lupo è sempre stato un mio sogno, un sogno che solo di recente sono riuscito a realizzare. Mi sono affacciato dalla finestra di casa mia (circondata da capre, prati e boschi) e ho notato proprio sotto di me questo canide scuro, quando mi ha fissato negli occhi con quello sguardo magnetico e quegli occhi gialli intensi ho capito che era lui, pochi secondi ancora ed è trotterellato via senza fretta, sinuoso e selvaggio. Nessuno dei nostri cani ha abbaiato e lo ha inseguito. E pensare che di solito abbaiano a tutto e tutti, forse avevano paura o forse si sono semplicemente goduti il momento come ho fatto io.
PR: E se i lupi uccidessero qualcuna delle vostre capre come reagireste?
Mario: accetteremmo l’evento come parte delle leggi della natura, lo prenderei come un sorta di obolo, una piccola tassa da pagare per vivere e allevare negli splendidi boschi e pascoli del Dego. Dobbiamo essere noi allevatori a mettere in atto sistemi di prevenzione per evitare predazioni, il lupo dopo tutto, fa solo il suo mestiere.
(Foto da “AziendaAgricolaLaCavagnolaFormaggiDiCapra” – Pagina Facebook)