Internazionale e il lupo (Estratti)

Aprile 2017

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Chi ha paura del lupo

Audrey Garric, Le Monde, Francia

(brevi estratti)

Il Pastore

(…) A Scanno, un paese abruzzese ai confini del parco, il lupo non suscita troppe tensioni. Nell’Allevamento ovino di Gregorio Rotolo, 56 anni, sono cinque anni che il lupo non si fa vedere. Rotolo è un uomo robusto e tiene d’occhio i suoi animali come un falco: 1.500 pecore, e poi capre e vacche, che d’estate vengono portate al pascolo da una decina di pastori e da trentotto cani. “I cani sono tutti nati e allevati in mezzo agli ovini, che riconoscono come la loro famiglia”, spiega l’allevatore, tenendo tra le braccia un cucciolo bianchissimo. “Le pecore non  possono mai restare sole, devono essere riportate nel recinto tutte le notti e sorvegliate da un pastore. È il lupo ad aver paura dell’uomo, non il contrario”, dice. A valle e sull’alpeggio, Rotolo, che produce formaggi, usa due recinzioni, in parte finanziate dal Parco (naz. di Lazio Abruzzo e Molise): una larga, elettrificata, e una più piccola all’interno della prima, “per non stressare le pecore e per evitare che si trovino faccia a faccia con il predatore”. Le perdite sono sempre possibili, ma fanno parte dei rischi del mestiere. “Mio nonno diceva: ‘se vuoi allevare delle pecore, contane sempre qualcuna in più per il lupo’”. (…)

Il Guardiaparco

(…) Antonio Ursitti, 89 anni, ex guardiaparco, è stato un luparo. Braccava i lupi anche per giorni, poi vendeva le pelli. “Il comune ci pagava per ogni esemplare ucciso”, ricorda. “Erano le autorità del parco che, per proteggere i camosci, ci davano le trappole o il veleno”. Gli allevatori ringraziavano fornendo formaggio e carne. All’inizio degli anni settanta, quando lo stato e le autorità del parco decisero di proteggere i lupi, perché a rischio di estinzione, la situazione cambiò radicalmente. Chi uccideva i lupi si trasformò nel loro salvatore. “Non è stato facile perché ho dovuto fare multe ai bracconieri con i quali fino a poco tempo prima condividevo il mestiere”, confessa Ursitti, che nella sua carriera ha ucciso venti lupi. “Oggi abbiamo capito l’importanza della natura e sono cambiate anche le regole”. L’uomo interrompe all’improvviso il suo racconto per andare da una finestra: “Sentite?”. L’ululato dei lupi rompe il silenzio della montagna. (…)

 

Proseguono le presentazione del libro “Lupi Estremi”

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  • seguite il calendario aggiornato (mese per mese) delle presentazioni su http://www.paorossi.it/libro/

Tutto esaurito oggi a Brugnato (Sp) per l’evento “il ritorno del lupo”. Grazie a Paolo Canepa,Mario Spada e tutti coloro che si sono impegnati per creare questo evento. Partecipanti all’evento numerosi calorosi e appassionati,grazie! (foto Ludovica D’Orazio+Andrea Botta)

Ha accettato l’invito e “ha detto la sua” durante il dibattito finale anche Stefania Pucciarelli, (consigliera regionale della Lega Nord)
-confermando il pensiero che aveva espresso pochi giorni prima su “città di La Spezia”

“Certo, gli allevatori possono avere dei danni, ma l’abbattimento selettivo dei lupi è una soluzione estrema che non appare condivisibile. E’ possibile infatti un’altra strada, che è quella della convivenza e della prevenzione. Esistono modi efficaci e collaudati per tutelare gli allevatori, come il tradizionale utilizzo dei cani da pastore o le moderne recinzioni elettrificate. Inoltre, l’esperienza già fatta in Francia ha dimostrato che l’abbattimento selettivo di alcuni capi non è stato efficace nel ridurre i danni, i quali comunque devono essere coperti con l’utilizzo di fondi europei già esistenti ed attraverso l’istituzione di un nuovo fondo di competenza del Governo”

Analisi dieta di UNA famiglia di lupi

Cosa mangiano i lupi? A Poggi di Prata (Gr) soprattutto cinghiali

Le prede preferite sono cinghiali giovani o quelli cromaticamente anomali (Caws) incrociati con i maiali

[21 marzo 2017]

Daniele Battocchio (università di Sassari), Laura Iacolina, (università di Aalborg), Antonio Canu, (università di Firenze) ed  Emiliano Mori (università di Siena) hanno appena pubblicato una breve notaSupplementary material_Battocchio et al. 2017” che ha il merito di fare chiarezza su molta disinformazione sulla dieta dei lupi  nelle Colline Metallifere e in Maremma: come scrive Mori: «Vi sorprenderà sapere che i lupi, sui poggi di Prata (Gr) mangiano quasi solo cinghiale». Una notizia che – senza scomodare Cappuccetto Rosso – spiega molto sulla “antipatia” dei cacciatori per i lupi.

Il team di ricercatori italiani ha analizzato 117 escrementi di lupo raccolti tra novembre 2014 e febbraio 2017 nell’area di studio e, dopo averli lavati con acqua calda e setacciati, sono riusciti ad identificare le prede di questi carnivori dai resti non digeriti: peli, denti e zoccoli.

Ne è venuto fuori che il 44,44% delle prede sono cinghiali, il 21,37% caprioli, il 13,68% daini, il 10,26% lepri, il 5,98% istrici, il 3,42% tassi e che l’unico animale domestico di cui si è trovato traccia negli escrementi di lupi di Poggi di Prata è un asino (0,85%).

Quindi, almeno nell’area di studio di Poggi di Prata  – tra Montieri e Prata, una frazione del Comune di Massa Marittima –  sono i cinghiali a costituire la base della dieta del lupo e gli animali predati sono perlopiù individui giovani di un anno o  cromaticamente anomali (Chromatically anomalous wild boars – Caws), mentre i cinghiali adulti rappresentano il 41% delle predazioni di cinghiali e i cuccioli solo il 15%.

Lo stesso team di ricercatori ha appena pubblicato un altro studio “How much does it cost to look like a pig in a wild boar group?” su Behavioural Processes che si occupa della sempre più diffusa ibridazione tra le specie domestiche e selvatiche, considerata come una delle principali cause della perdita di  biodiversità. Nonostante questo, è stata data scarsa attenzione all’ecologia comportamentale degli ibridi, in particolare riguardo al loro  comportamento sociale. Battocchio, Iacolina, Canu e Mori hanno effettuato uno studio sulle immagini girate da vide-trappole per valutare se la colorazione fenotipicamente anomala  nei cinghiali, frutto di incrocio con i suini domestici, influenzi la struttura gerarchica dei branchi sociali di cinghiali.

Cinghiali cromaticamente anomali (Caws) sono stati rilevati in 32 video su 531 e i ricercatori sottolineano che «Nella maggior parte dei video (75%) CAWs erano gli ultimi del gruppo, indipendentemente dalla loro classe di età e dalla composizione del gruppo. Aggressioni da parte dei loro compagni di tipo selvatico sono stati registrati nel 31,25% dei video; al contrario, non è stata osservata nessuna aggressione tra gli individui di tipo selvatico».

La mancanza della tipica livrea mimetica dei cinghiali, può esporre i CAWs, e quindi lo stesso branco di cui fanno parte, ad un rischio più elevato di predazione, rispetto ai gruppi che pellicce di tipo selvatico. «Questa perdita individuale di adattamento locale può aumentare il rischio di predazione da parte del lupo – concludono i ricercatori – o il rilevamento da parte dei cacciatori, essendo disadattivi per tutto il gruppo sociale».

Quindi i lupi non mantengono solo più basso l’elevato numero dei cinghiali – spesso frutto di introduzioni, reintroduzioni e rilasci venatori sconsiderati –  che danneggiano l’agricoltura e hanno un forte impatto sulla biodiversità, ma eliminano anche molti ibridi cinghiale/maiale, ovviando agli incroci realizzati dall’uomo per renderli più prolifici.