Tesori verdi dalle nostre montagne magiche.
Dal Beigua alla Scozia, oltre 1500 km di storia
Recentemente, dei ricercatori hanno ritrovato in Scozia delle asce, antiche di circa 6000 anni, originarie delle Alpi italiane; ora, grazie ad un progetto che coinvolge il National Museums of Scotland, denominato “Projet Jade”, può essere raccontata la loro affascinante storia: queste asce sono state realizzate con diversi tipi di roccia alpina, per lo più giadeite, omfacite ed eclogite estratta dal Monviso e dal Monte Beigua.
..Ma perché erano così speciali queste asce? Non erano strumenti quotidiani per tagliare alberi o legname, bensì oggetti sacri e preziosi: nel neolitico infatti associavano le montagne al mondo degli dei, di conseguenza questi manufatti erano considerati come amuleti per proteggere e guarire, e venivano lucidati in modo da conferirgli più brillantezza, col fine di rafforzare le presunte qualità divine; il loro colore verde luminoso, infatti, simboleggiava l’immortalità.
I creatori d’asce si arrampicavano ad altezze di oltre 2.000 metri sulle Alpi italiane per estrarre i blocchi di pietra che venivano poi spinti fino ai loro villaggi per essere lavorati; le asce venivano poi esportate in tutta Europa e durante il loro viaggio verso nord-ovest, attraverso la Francia, subirono lucidature e modifiche: le asce scoperte in Scozia infatti hanno percorso oltre 1.500 chilometri nel corso delle loro lunghe e complicate vite.
Il National Museum of Scotland ha utilizzato la tecnica della spettroradiometria (una tecnica presa in prestito dall’esplorazione spaziale) per identificare il tipo di roccia utilizzato in questi manufatti. I ricercatori,attraverso questo sofisticato metodo di analisi, hanno quindi potuto ricostruire il loro antico metodo di lavorazione: la roccia veniva estratta utilizzando il calore del fuoco per allentare le fibre dei vari blocchi, mentre l’effetto lucido vetroso potrebbe essere stato ottenuto in diversi modi, tra cui la macinazione con una pasta prodotta con la farina di tifa, una pianta di palude; si pensi che per creare un’ascia completamente lucida erano necessarie più di 1.000 ore di lavoro!
Sembra poi che i contadini neolitici sentissero la necessità di restituire questi oggetti sacri e potenti al mondo degli dei depositandoli in luoghi speciali, spesso in prossimità di fiumi o corsi d’acqua; a volte invece venivano rotte o sepolte, probabilmente era un modo simbolico di restituire le pietre agli dei, rimuovendole dal mondo dei vivi.
Luca Serlenga
Nella foto una testa d’ascia di pietra verde del Beigua trovata in Scozia; la foto è tratta dal sito: www.nms.ac.uk
La fonte principale: http://www.nms.ac.uk/explore/stories/scottish-history-and-archaeology/stone-age-jade-from-the-alps/ (segnalata dal Dott Alberto Pastorino)
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