Vedere un lupo

di Emanuele Biggi (Naturalista, fotografo e conduttore di “Geo e Geo”)

Ho avuto la fortuna di conoscere Paolo Rossi non troppo tempo fa, anzi, ci ho mangiato una pizza assieme ad amici e veri naturalisti Liguri e Piemontesi. Si è scherzato e si sono dette tantissime cazzate, come è giusto che sia davanti ad una pizza (dev’essere volato anche qualche educato rutto birra-generato…). Ma quell’occhio matto a Paolo l’ho notato subito. Inevitabile che se ne accorgessero anche alla BBC.
Viva il lupo, la sua immagine, il pensiero di vederlo (finalmente!!) tra gli alberi come un fantasma protettore dei boschi.
Io li ho visti i lupi, per la prima volta, in natura, solo poche settimane fa, e a distanza da quella pizza a Sturla, dopo anni che sognavo, ho capito di più quegli occhi pazzi per questo predatore.
Viva il lupo, perchè è l’essenza di andare per boschi e cercare la vita selvaggia, perchè è quel suono che senti lontano.
Li ho sentiti ululare, i miei primi lupi, perchè con me l’Abruzzo è stato generoso molto più dei miei boschi sugli Appennini. Ma forse sono io che non ho teso bene l’orecchio, che non mi sono appostato mai abbastanza, che ho procrastinato ancora l’incontro.
La perseveranza e la conoscenza portano il rispetto e l’amore per la natura ad un nuovo livello. E questo Paolo l’ha capito bene.
Li ho fotografati, i miei primi lupi, ma quello che condivido questa sera è il racconto di chi i lupi se li è sudati al gelo degli appostamenti nell’Appennino più bastardo e ripido che esista.
Abbiamo bisogno di lupi per sognare e di persone come Paolo per farcelo capire.

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